Ecco chi critica e perché le regole dell'ex governatore della Fed per le banche. E come risponde il consigliere di Obama


Come la corazzata Bismarck braccata dalla Royal Navy non doveva trovare rifugio in un porto amico, così la Volcker rule, le regole o meglio i princìpi dettati dall'anziano ex governatore della Federal reserve per scongiurare il ripetersi di un'altra crisi finanziaria non devono approdare a nessuna sponda legislativa. Su questo Wall Street, il partito repubblicano, e non pochi amici democratici di Wall Street si stanno muovendo con grande determinazione. Nonostante la decisione di Obama, annunciata il 21 gennaio, di dare alla Volcker rule veste ufficiale integrando così le proposte di riforma finanziaria non ancora trasformate in legge.

La figura, il ruolo e il trattamento di Volcker e riservati a Volcker, 82 anni, sono emblematici della situazione in cui si trova l'élite di potere negli Stati Uniti. In campagna elettorale Volcker, a lungo democratrico, poi indipendente ma comunque schierato con Barack Obama, ebbe il ruolo e molte foto e riprese tv da senior adviser, il saggio banchiere centrale che parlava al giovane candidato.

Vinte le elezioni, Volcker fu subito messo da parte e le leve del comando dell'economia affidate ad amici fidati di Wall Street nei cui confronti Volcker è sempre stato sospettoso, e da ultimo critico severo. Ricambiato con uguale freddezza. Nel 1987 Volcker avrebbe proseguito volentieri per un terzo mandato alla guida della Federal Reserve, gestita con grande successo per otto anni, ma tutta Wall street si mosse con discrezione contro di lui, considerato troppo prudente in fatto di deregulation, e i reaganiani lo sostituirono con Alan Greenspan.

Volcker va ripetendo da un anno la sua tesi, che ha tre capisaldi. Le banche non possono essere troppo grandi per fallire. Le banche che raccolgono risparmio e hanno quindi la tutela dello Stato non possono rischiare con operazioni in proprio, oltre una certa misura, sui mercati speculativi. I derivati vanno posti sono attento controllo. Non è una regola completa, non è nemmeno detto che sia tutta giusta, ma pone i problemi veri.

Nonostante l'età e l'emarginazione pressoché totale dalla Casa Bianca, dove aveva un fantomatico ruolo di consulente part-time, Volcker ha ripetuto il suo messaggio senza stancarsi, in America e in Europa. Il voto del 19 gennaio nel Massachusetts, dove il nodo Wall Street/Main Street ha pesato molto, ha dimostrato che Volcker è popolare e l'amministrazione, considerata troppo vicina all'alta finanza, assai meno. L'anziano banchiere due giorni dopo era davanti alle telecamere alla destra di Obama che dichiarava la Volcker rule politica ufficiale.

Ma si tratta di principi che vanno articolati, correlati a molte altre parti della normativa e all'azione degli organismi di sorveglianza. E devono fare parte di un corpus univoco, per essere efficaci. Basandosi sul fatto che la Volcker rule, da sola, non è una formula magica che avrebbe evitato i guai del 2008, Wall Street e alleati sono partiti all'attacco.

I senatori della commissione bancaria, che ancora devono preparare il loro testo di legge, dicono che è tardi. Ricordano, come diceva a maggio lo stesso Obama, che la coesistenza sotto lo stesso tetto di banca con depositi e banca d'affari non è la causa perché in Canada e in Europa questa coesistenza esiste e i problemi o non ci sono stati (Canada) o sono diversi (Europa). «Wall Street se la ride davanti a Volcker», scrive sul Daily Beast Charles Gasparino, cronista finanziario fin troppo "in" a Wall Street, spiegando come la riforma sarebbe acqua fresca – frutto di una mente anziana dice, che ha perso il contatto con l'evoluzione dei mercati - ma non spiegando come mai allora Wall Street la osteggia così tanto.

L'episodio più chiaro, e un po' sgradevole, c'è stato il 2 febbraio in un'audizione davanti alla commissione bancaria. Il senatore Mike Johanns, repubblicano del Nebraska, ha insistito a lungo sempre con una domanda: ma con la Volcker rule il 2008 ci sarebbe stato o no? Volcker rispondeva con un principio: occorre fare in modo che il contribuente non debba essere chiamato a coprire gli errori dell'attività speculativa. Ma era un dialogo tra sordi. Alla fine Volcker dichiarava, rivolto a Johannes e a tutti, e senza ombra di ironia: «Se le istituzioni saranno lasciate libere di speculare, io forse non vedrò la prossima crisi, ma è certo che la mia anima tornerà a tormentarvi».

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